domenica 19 maggio 2013

La sincronia è la trama del mondo


Calcio, lucciole e moti celesti: ecco la forma dell'informe

Sandro Modeo

"Corriere della Sera - La Lettura",  19 maggio 2013

Per spiegare l'accesso delle due squadre tedesche, Bayern Monaco e Borussia Dortmund, all'imminente finale di Champions (Wembley, sabato prossimo, 25 maggio) sono state evocate soprattutto componenti extra-calcistiche, dalla programmazione ai bilanci oculati. E anche tra le spiegazioni specifiche (complessione fisica e/o condizione atletica) si è sorvolato su una connotazione non riducibile alla pura tattica: la sincronia, o meglio il sincronismo, dei movimenti d'insieme. Con modulazioni diverse ma con uguale rigore (il Bayern con un presidio più coercitivo, come a chiudere l'avversario in una camicia di forza, il Borussia con una sintassi più sinuosa e sfuggente), tutte e due producono sequenze coordinate nello spazio e nel tempo: per esempio, pressano (o scalano) con tutti i reparti simultaneamente, in modo da non lasciare corridoi e zone scoperte. È una dinamica che innesca nell'avversario, all'opposto, una de-sincronizzazione, inibendolo o mandandolo fuori giri. Lo si è visto nelle semifinali, col Barcellona degradato a squadra evanescente, ologramma muto di un team che sotto Pep Guardiola è stato il vertice proprio di un calcio altamente sincronico; e con il Real, specie a Dortmund, per larghi tratti sconnesso e frammentato. Simili ensemble calcistici sono solo uno tra i tanti casi di sincronia al nostro livello di organizzazione della materia (a mezzo tra il macro e il micro), insieme al canto all'unisono dei grilli e alle frequenze radio, al flusso elegante di un volo di storni (o di un banco di pesci) e al ticchettio degli orologi. Ma se rileggiamo un libro notevole del matematico Steven Strogatz (Sincronia, Rizzoli), vediamo come il principio della sincronia (un po' come la sua gemella spaziale, la simmetria) penetri a ogni grandezza scalare del mondo animato e inanimato, che si tratti di processi meccanici o scelte pianificate, di fenomeni spontanei o artifici culturali come la coreografia di un balletto. A livello fisico, la sincronia è estesa dalla dimensione cosmologica a quella quantistica. Da un lato, agisce silenziosa nei moti di rotazione-rivoluzione dei pianeti e dei loro satelliti; quelli della Luna, in particolare (che gira sul proprio asse alla stessa velocità angolare con cui ruota intorno alla Terra), spiegano perché ne vediamo solo la faccia e mai la nuca (il dark side). Dall'altro, si manifesta in modo controintuitivo e spiazzante nel «comportamento» delle particelle subatomiche, come succede nei superconduttori (dove gli «asociali» elettroni, a differenza che nei fili della nostra corrente domestica, viaggiano a coppie) e nei flussi-laser, dove i fotoni corrono a miliardi in un unico coro di luce. Ogni applicazione della superconduttività (dalle risonanze magnetiche alla memoria informatica) o del laser (dai lettori cd-dvd alle operazioni chirurgiche oculari) dipende quindi da sincronie-sincronizzazioni inaccessibili ai nostri sensi, e di cui sperimentiamo solo gli effetti. A livello etologico-biologico, il caso più suggestivo e istruttivo è quello delle lucciole che popolano le mangrovie lungo i fiumi del Sudest asiatico, descritte già dagli esploratori secenteschi come un'immensa estensione luminescente in accensioni/spegnimenti sincronizzati. Istruttivo perché ogni suo aspetto rivela una modalità del «respiro» sincronico: il ripetersi periodico di accensioni/ spegnimenti mostra come la sincronia sia spesso sovrapposta a una cadenza ritmica; la matrice sessuale del richiamo (emesso dai maschi) ricorda come sia invece uno schema adattativo (in questo caso una strategia riproduttiva) ; e il carattere progressivo della luminescenza (prima estesa a due lucciole, poi a tre, poi a piccoli gruppi, fino a saldarsi nell'unisono) ricorda come la sincronizzazione, a ogni livello, sia l'esito di un «assestamento», di una mediazione tra segnali emessi e ricevuti. Al riguardo, Strogatz trova un'analogia efficace: quella di un gruppo di jogging in mutuo aggiustamento, con alcuni corridori che rallentano e altri che accelerano. Nello specifico della biologia umana, la sincronia agisce in molte dinamiche quotidiane, affinate in milioni di anni: nelle cellule-pacemaker cardiache, cadenzando un'attività elettrica la cui sospensione si traduce in aritmie e a volte in fibrillazioni fatali; nell'orologio biologico con cui il nostro cervello (in particolare l'ipotalamo) coordina il ritmo sonno-veglia rispetto a quello luce-oscurità determinato dai movimenti della Terra (il celebre «ritmo circadiano» sfalsato dal jetlag) ; e nell'attività dei geni, specie di quelli regolatori, che plasmano l'embrione e il feto attivandosi o inibendosi, cioè ordinando alle cellule, attraverso i geni «strutturali», di dividersi-specializzarsi-morire, secondo luoghi e tempi prestabiliti, in un'orchestrazione finemente sincronizzata. Anche se forse l'esempio più insinuante (e perturbante) di sincronia biologica è l'emersione di una scena cosciente nel cervello, resa possibile — come dimostra il neuroscienziato Christoph Koch — dalla sincronizzazione dell'attività di neuroni di diverse regioni e di quella dei neurotrasmettitori. Una sincronizzazione (intesa come un'integrazione di informazione) posta a un preciso livello, sotto il quale il coro neurale rimane allo stato di cacofonia (come in certe fasi del sonno o nell'anestesia), e sopra il quale (come nell'attacco epilettico) il cervello viene sommerso da «scariche neurali iper-sincronizzate e autoalimentate». Utilizzando anche gli strumenti più rigorosi delle teorie del caos e della cosiddetta «fisica sociale» (lo studio delle regolarità e delle invarianze nei comportamenti collettivi, riconducibili a modelli geometrico-matematici) è possibile veder affiorare la sincronia addirittura in molti fenomeni socio-culturali, come i flussi del traffico stradale, l'aggregarsi della folla e la simpatia-empatia che contagia e diffonde una moda o una tendenza.
Qui la sintesi è concentrata nello «strano caso» del pubblico dei concerti dell'Europa orientale (Ungheria e Romania): suonata l'ultima nota, gli spettatori-ascoltatori si producono in un progressivo aggiustamento-assestamento, sincronizzando via via i battimani isolati (asincroni ed entusiastici) in un unisono «più cadenzato e cupo» (riconducibile, secondo una tesi maliziosa, a un retaggio dell'irreggimentazione sovietica). È un caso che richiama, di nuovo, l'accensione luminescente delle lucciole, sia per il carattere progressivo dell'affinamento sincronico, sia per l'auto-organizzazione flessibile prodotta dal basso, senza gerarchie né leader-guida. Del resto, gli ingegneri informatici, a metà degli anni Novanta, si sono ispirati proprio alle lucciole nell'elaborare «architetture decentralizzate» per temporizzare i circuiti di computer in modo più efficiente ed economico. Una simile trasversalità della sincronia ne rivela, alla fine, la natura profonda: insieme ad altri stati e dinamiche della materia (a partire dall'informazione), il respiro sincronico cerca di scremare ordine dal disordine in cui viviamo immersi, da un contesto cosmico tiranneggiato dall'entropia e teso ineluttabilmente alla «morte termica». Spontanea o cercata (che si tratti delle modifiche dei rapporti gravitazionali tra i moti planetari o del semplice unisono di una squadra di calcio), la sincronia è uno strumento per ricavare la forma dall'informe; per isolare arcipelaghi di senso (ma non necessariamente di significato) dal nonsenso.

Nessun commento:

Posta un commento