mercoledì 1 maggio 2013

Il Cern festeggia i 20 anni del Web


... e rimette on line la prima home page

Per celebrare la prima pagina internet della storia l'istituzione scientifica che il 30 aprile del 1993 aprì la Rete al mondo, ha deciso di restaurarla e ripubblicarla. 

Era un vademecum per chi voleva affacciarsi sulla rete che nasceva

FRANCESCO CACCAVELLA

"La Repubblica", 30 aprile 2013

Tra le decisioni degne di finire nei libri di storia, quella che il CERN prese il 30 aprile del 1993, esattamente venti anni fa, è una di quelle che rischiava di essere ignorata. Quel giorno l'ente ginevrino decise di rilasciare gratuitamente e per tutti il World Wide Web, il sistema informativo progettato nei suoi laboratori da qualche anno sotto la spinta del fisico inglese Tim Berners-Lee. Da quel progetto, fatto di software, linguaggi, protocolli di comunicazione, nacque il Web come lo conosciamo oggi.
Per celebrare la giornata, ed evitare che l’ispirazione di quei giorni scompaia dalla memoria, il CERN ha lanciato il progetto "First Website" che ha lo scopo di preservare tutti gli elementi digitali che hanno concorso alla formazione del primo Web: il computer utilizzato per ospitare il sito, il software che si usava allora per navigare tra le pagine, l'indirizzo IP del primo server, il programma per creare pagine web e tutto ciò che serva a ricreare lo spirito di quei primi anni. 
Il primo passo compiuto dal progetto è stata la ripubblicazione, allo stesso indirizzo utilizzato venti anni fa, del primo sito progettato e pubblicato dal team di Berners-Lee (il gruppo W3). Digitando sul browser l'indirizzo http://info.cern.ch si può fare un salto nei primi anni ‘90 (la copia pubblicata è del 1992) e navigare la preistoria del Web. Si possono visualizzare le informazioni sul progetto sviluppato al Cern, le tappe della sua storia, informazioni tecniche su come utilizzare il browser.
Tra gli obiettivi di First Website vi è anche quello di rendere disponibili i software con cui si accedeva al Web di allora. Accanto a navigatori che visualizzavano solo documenti testuali, nel 1992 già erano disponibili diversi software in grado di navigare tra documenti che contenevano immagini e che, funzionalità che oggi si è persa, permettevano non solo di leggere documenti, ma anche di scriverli e pubblicarli.
Riportare alla luce lo spirito dei pionieri del Web non ha solo uno finalità archivistica. Rileggere e rivivere la storia di come è nato lo strumento con cui state leggendo questo articolo serve anche a preservarne i principi che ne hanno ispirato la nascita. L'idea iniziale del gruppo W3, ossia un sistema di gestione delle informazioni prodotte dagli esperimenti del CERN di Ginevra, si trasformò quasi subito in un'utopia: un grande catalogo globale in cui tutte le informazioni prodotte dal genere umano fossero messe in correlazione fra loro per creare a loro volta nuova conoscenza.
Scorrendo quelle prime pagine di nuovo online si può così capire perché Berners-Lee aveva previsto che il browser che si utilizzava per leggere le informazioni pubblicate dai siti doveva servire anche, a sua volta, a pubblicare contenuti. Il Web poteva diventare un'intelligenza collettiva non solo collegando le informazioni con i link, ma anche permettendo a tutti di pubblicarle.
E si capisce anche perché era previsto che le informazioni e i dati pubblicati dovevano, secondo questa visione, rimanere liberi e pubblici e non chiusi nei computer delle aziende e delle organizzazioni che li utilizzano, come accade nel caso dei principali social network, solo a scopi privati.
Una tendenza con cui lo stesso Berners-Lee sta combattendo da anni promuovendo il concetto di open e linked data: uno spazio ipertestuale in cui le informazioni e i contenuti non sono creati per rimanere chiusi nei “giardini recintati” dei singoli servizi, ma liberati (open) e resi comprensibili anche ai computer, ai servizi automatici, alle macchine di elaborazione digitale (linked). 
In questo nuovo Web, il “Web dei dati”, i collegamenti non avvengono tra pagine, ma tra diversi fonti di dati. In questo modo un piccolo pezzo di informazione può essere letto, mescolato, scomposto automaticamente e poi utilizzato per creare nuovi significati e nuove informazioni, facendo progredire le conoscenze nelle scienze, nella politica, nella società. Ed è proprio la strada verso questa prospettiva, molto più simile all’idea originaria, che il progetto First Website indica oggi a tutti.

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