mercoledì 19 dicembre 2012

Google porta sul Web i Rotoli del Mar Morto


Alessio Lana

"Corriere della Sera",  18 dicembre 2012


Erano emersi dal deserto sessantacinque anni fa dopo essere stati sepolti per secoli e ora arrivano perfino in Rete. A due anni dal primo, sorprendente, annuncio Google ha finalmente reso disponibili online le scansioni dei Rotoli del Mar Morto, un'insieme di manoscritti tracciati più di duemila anni fa.
La loro storia ha dell'avventuroso e non avrebbe sfigurato in un film di Indiana Jones. La scoperta infatti è avvenuta per caso nel 1947 da parte di Muhammed Edh-Dhib, un pastore beduino che cercava una capra scappata nelle grotte nei pressi del Uadi di Qumran, sulla riva nord-occidentale del Mar Morto, vicino Gerico. Per anni la notizia del ritrovamento circolò negli ambienti colti ma solo nel 1951 gli archeologi americani dell'ASOR, American Schools of Oriental Research, iniziarono a indagare la zona scoprendo ben undici grotte in cui erano sepolti i rotoli. Il loro stato di conservazione era perfetto: racchiusi in vasi di terracotta, avevano resistito al passare dei secoli grazie all'estrema siccità del luogo che li aveva tenuti lontani dal loro peggior nemico, l'umidità. 
Le loro origini sono ancora avvolte nel mistero ma l'importanza di questi 972 documenti è legata soprattutto al fattore biblico. Oltre a diverse lettere scritte da ribelli ebrei inseguiti dalle legioni romane e ad altri testi in greco, aramaico ed ebraico, nel gruppo si trovano testi della Bibbia ebraica databili al II secolo avanti Cristo, a tutt'oggi i più antichi testi sacri del mondo. Vista la loro importanza storica, religiosa e culturale, nel tempo i testi sono passati da molte mani finendo principalmente al Museo Israel di Gerusalemme, e più precisamente nello Shrine of the Book, uno spazio espositivo suggestivo che si pone come una tappa fondamentale per tutti gli studiosi e gli amanti dei libri. È proprio in questo contesto che è intervenuta Google. Forte di una tecnologia per la scansione delle immagini inventata dalla NASA, il gigante del web ha stretto accordi con il museo per scansionare gli oltre cinquemila frammenti e renderli disponibili online sul sito http://www.deadseascrolls.org.il/. Oltre alle immagini in alta risoluzione, il punto di forza del sito è nella semplicità di navigazione all'interno del database, la specialità del gigante delle ricerche online. I rotoli infatti possono essere cercati per lingua, contenuto e perfino in base al sito del ritrovamento. Il re del web 2.0 e delle conversazioni online ha previsto anche degli spazi sotto ogni foto in cui studiosi e appassionati possono commentare le immagini, magari dando vita a nuove amicizie. Perché, come scrive Amos Oz, «mentre gli uomini vanno e vengono, nascono e muoiono, i libri invece godono di eternità».

1 commento:

  1. Splendido post Stefania...e non solo brillantemente informativo. Non solo. A Golden Bough.

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